Lago di Giacopiane 


19.08.2017
Lago di Giacopiane
Siamo agli sgoccioli delle vacanze al mare coi nonni. 

Non so come abbiamo fatto a trovare il modo di ricostruire una quotidianità serena, mi stupisco appena mi fermo a pensarci, e sento una botta di colpa ed angoscia.

Poi guardo Davide, che è stella polare forte ed esigente, sensibile e poetica, e mi faccio portare dal sentire del momento, cercando la saggezza dell’attimo e della storia. 

La stessa saggezza con la quale Eva ci ha traghettato nella palude, costringendoci a non affondare.
La casa del mare è la casa dell’ultimo periodo di Eva, legata a tanti momenti indimenticabili, nei quali risuona la forza del nostro stare caoticamente insieme, potente come i temporali a Punta Chiappa (amore, ti continua a fare ridere?).
Come ultima gita ligure Claudio ha deciso di portarci al lago di Giacopiane. Si tratta di un invaso artificiale, situato a circa 1000 m di altitudine, nel Parco dell’Aveto.

Per creare il lago che abbiamo visitato a Ferragosto, quello del Brugneto, sono state sommerse due frazioni, Frinti e Mulini di Brugneto. Una manciata di case, ma camminando nel silenzio immaginavo di ascoltarne le voci.

Qui le voci che sentiamo continuamente sono quelle dei campeggiatori, che occupano tutto il perimetro del lago, lasciando indifferenti abbondanti tracce della loro presenza. 
Non so cosa sia oggi a non incastrarsi nella nostra voglia di camminare, soprattutto nella mia. Mi sento affaticata e stanca, decidiamo di rinunciare al progetto iniziale, ovvero di percorrere l’Anello delle Moglie, e di goderci con molta calma il bellissimo giro del lago, qualche chilometro di sterrata, alternando la strada alla riva, dove i due insigni Maestri mi hanno elargito lezioni di rimbalza la pietra sull’acqua. Alla fine mi sono trovata relegata al ruolo di cercatrice di pietre piatte.


La vegetazione, pur nella secchezza di questo agosto implacabile, era molto varia e affascinante, soprattutto alcuni salici dalle radici fantasiose, e macchie di erica incantevoli.
Accanto all’acqua, libero di esplorare e perdersi nei suoi mondi fantastici, il PoetaGuerriero trascorre un tempo ricco e gratificante.


Anche Claudio si rilassa, prendendosi il gusto di fare fotografie curate e di raccontarci storie partigiane.

Lexa si riposa all’ombra, sazia di libertà e corse.


Io cerco nella natura quel senso che la morte di Eva mi ha tolto ed allo stesso tempo, inspiegabilmente, promesso.


Una mandria di cavalli selvaggi pascola poco lontano da noi. Davide li fotografa, mi parla di un libro appena letto, l’ultimo dei Mohicani, una storia che lo affascina molto, nella sua potenza non consolatoria.


Io ho più presente il film e sì, posso ancora vedere la bellezza che splende pur non diminuendo il dolore.
“Grande Spirito, e creatore della vita, un guerriero va a te, veloce e dritto come una freccia lanciata nel sole. Da lui benvenuto, e lascia lui prendere posto in Gran Consiglio di mio popolo. È Uncas, mio figlio. Dì lui di essere paziente, e da’ a me una rapida morte, perché loro sono tutti là, meno uno, io, Chingachgook, l’Ultimo dei Mohicani.