Lago del Brugneto

Ferragosto 2017
Ferragosto non ha molto significato per me. Un giorno di vacanza in più sul calendario, quando lavoravo; una grigliata con gli amici sul fiume, da ragazza, a Pieve. Nulla di rituale, nulla di irrinunciabile.
Oggi cerchiamo un posto tranquillo, lontano dall’insolito caos che quest’anno abbiamo incontrato al mare, dai nonni.

Non fa per noi, in generale. Quest’anno più che mai mi prende alla gola un senso di claustrofobia.
Claudio ci porta al lago del Brugneto, nel Parco dell’Antola.

Non conoscevo la zona, prima di questa estate. Nei mesi scorsi siamo stati diverse volte in Val Trebbia, a cercare acqua dolce ombra e solitudine, ma senza camminare troppo.

Oggi desideriamo ombra solitudine e chilometri.

La descrizione del giro mi inganna, ma è talmente bello che non mi sento di lamentarmi.
Il dislivello sembra lieve, ma la leggerezza diventa fiatone e sudore quando si ripete molte volte.
All’inizio del percorso incontriamo tantissime persone, borse, braci, cibo e musica. Le piazzole di sosta sono belle e panoramiche, piene di gente che festeggia.

Non provo nulla di negativo, non credo di essere invidiosa dell’altrui felicità, non acuisce la mia sofferenza.

La nostra felicità in questo momento ha altri colori ed altri suoni, non è scomparsa. Mio figlio a volte sembra rivendicarne una foggia più preordinata, ma è una creatura talmente sensibile che sono certa intuisca, forse meglio di noi, quanto il preordinato non rappresenti nulla, se non la nostra paura.

Cerchiamo la nostra, di forma, come tutti. E lui è un Cercatore attento.
Oggi è un cercatore di more, quando il sentiero inizia a mostrare la sua fatica appaiono anche la solitudine ed i rovi ne nascondono ancora qualcuna matura, non colta.

Ogni boccone è dolcezza, e ricordo di cestini pieni in altre occasioni, altre vite.
Oggi Davide è un Cacciatore fotografico. Non è riuscito ad immortalare il daino che ci ha attraversato la strada avvicinandoci al lago, ma ha scovato una salamandra nella pozza, 

e mi ha donato un tramonto di pura poesia.


Eva ha sempre amato gli animali, con una sensibilità ed un’affinità speciali. 

Alla fine, quando la malattia si è ripresentata nella sua ferocia e nella sua implacabilità, non ha più parlato di progetti per il futuro. Viveva serenamente la giornata. Ma c’ è stato un periodo, felice ed ignorante, nel quale parlava di voler fare la veterinaria, e credevamo ciecamente al nostro allevamento di mucche nane.
Oggi (come allora) me ne parla Davide, di animali e di progetti, ma non lo vedo come un peso aggiunto, come una vita diversa dalla sua che sente di dover vivere per Sorella.

Mi sembra la scioltezza di chi ha ricevuto un dono e lo vuole veder crescere. Adattandolo a ciò che è il suo sentire.

(Mamma guarda questi due alberi, si abbracciano)
Tornando a casa Davide ci parla lungamente di Eva. Ha raccolto una mela selvatica, davanti al bar nascosto dove abbiamo consumato un toast ferragostano, giocando a calcetto e parlando con gli unici due altri avventori, chiacchiere di Appennino, come le storie partigiane che Claudio ci ha raccontato tornando a casa.

La mela è piccola e selvatica. Davide vuole piantarne i semi e portare la piantina al cimitero da Eva. Meglio, vuole ce la porti io. “Così Eva, quando crescono le mele, le può prendere e portare da lei, dove sicuramente ha vaso e terra e sarà felice del mio regalo”.

Le sue idee sono confuse, ma le mie lo sono ancora di più, per questo le sue parole non voglio dimenticarle.


Tutto è lì. Le migliaia di riflessi

lasciati dal tuo volto tra i crepuscoli

dell’alba e della sera negli specchi

e quelli che continuerà a lasciare.

(Jorge Louis Borges)

2 pensieri riguardo “Lago del Brugneto”

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