Giovedì 27.07.2017
Dopo lunghe discussioni circa l’opportunità o meno di percorrere la strada che porta all’inizio della valle Alpisella passando per laghi di Cancano (le dighe mi creano un terrore inimmaginabile), abbiamo vinto ogni indugio e siamo partiti.
Le torri di Fraele ci guardano dall’alto mentre ci avviciniamo alla meta. In macchina si accende una dotta discussione storica. Davide, fresco dell’essere stato introdotto ai piaceri della storia dal Claudio attraverso i podcast di Alessandro Barbero che hanno sostituito durante i viaggi le fiabe sonore, partecipa con passione. Padrino e Padrina sono in disaccordo sulle date.
Io mi perdo guardando le torri ed immaginando mia figlia, la regina delle fate, ballare gioiosa con le sue amiche streghe buone. (Uno dei film preferiti di Eva era Kiki consegne al domicilio, e parla proprio di una streghetta moderna)
Dall’ultima volta che sono venuta ai laghi la strada è cambiata. Ora si attraversa la diga (!!!!) e si parcheggia sull’altro lato, raggiungendo poi l’imbocco della passeggiata dal lato sinistro.
Prima di salire incontriamo una piccola chiesa.
La chiesa di San Giacomo, punto di raccolta dei pellegrini che partivano dalla zona per immergersi nel pellegrinaggio di Santiago de compostela.
Non ricordavo ci fosse ed in qualche modo mi commuove, come mi confermasse che il progetto di fare un pezzo del Cammino a fine mese sia giusto, abbia un senso.
La Valle Alpisella è magnifica, dopo una lunga salita, durante la quale incontriamo le sorgenti dell’Adda, si apre alla vista fra pietre e montagne prevalentemente spoglie.
Tre laghetti compaiono lucenti durante il percorso.
In riva al primo ci fermiamo a mangiare i nostri -deliziosi, anche secondo Lexa-panini. Davide e Padrini si arrampicano su una roccia, io e Claudio ci stendiamo sul prato. Sembra ancora possibile la pace.
Finito il pranzo, il giovane CacciatoreRaccoglitore si intrattiene con alcuni bambini ai bordi dell’acqua. Sono affascinati dai girini. Forse proietto, ma gli occhi scuri di mio figlio mi sembrano affascinati anche dall’altrui fratellanza. (“Mamma, non voglio più giocare in camera. Eva mi manca troppo”).
All’ora che porta la sera ci accompagnano nel ritorno i fischi delle marmotte. Ne vediamo diverse. Davide ne immortala alcune, è molto soddisfatto dei suoi scatti, ed ha ragione!
La strada fino alla macchina è lunga, gli ultimi km sono rapidi e silenziosi. Stasera i cugini partono, fra due giorni Luigi torna in California.
Ogni addio è un dolore, ma la gioia di stare insieme ha maggiore impronta.
A presto, ZioGigi, fratello, Padrino.