Val d’Intelvi, 16-17 settembre 2017
Il bosco di settembre è umido e grasso, ieri ha piovuto molto, la terra è scura, molle, feconda di funghi. I muschi risplendono, smeraldi ammorbiditi che invitano alla carezza. Guancia di bimba profumata la sera, a letto, abbracciata e calda.
I muschi sotto la mano però sono freddi, ingannevole velluto.
La salita dal parcheggio di Posa, quello consigliato dalla proprietaria dell’agriturismo quando ho chiamato per prenotare, è agevole e di breve durata.
Il bosco è perfezione in sè, la cura dell’uomo nel mantenere sgombro è percorribile il sentiero è evidente, segno di rispetto per il viandante e per lo scultore.
Prima delle Opere incontriamo l’Alpe Nova, macchia rossa che spunta fra le cime di betulle e castagno.
Dopo la curva iniziano le sculture.
Davide il Fotografo è molto preso dal suo reportage. Dai tronchi emergono gufi e serpenti, madri che allattano e volti antichi, pani nei cesti, scoiattoli ghiotti.
Siamo partiti dopo pranzo (“Amore i pensieri oggi mi spellano, portami via, ti prego…”); il pomeriggio volge rapido alla sera.
Il freddo dell’imbrunire si accompagna all’annuncio di un lontano temporale. Stanotte pioverà sulla finestra inclinata sul cielo e le vette. Il rumore della pioggia ci abbellisce i sogni, le immagini vere le portiamo con noi, a casa.
Domenica saliamo in cima, la vista è incanto. Il lago, le montagne, due falchi che sembrano giocare in volo.
Riposiamo in silenzio, ascoltando questo cielo che sembra tanto vicino.
Ci inoltriamo nell’ultimo tratto di sentiero. In questo bosco di larici rossi le sculture sono più potenti, evocative.
A pian d’erba troviamo una cappella votiva essenziale, due lastre di pietra ed una madonna stilizzata. Una targa ad E., 2008, termina così Non piangete non sono lontana, solo dall’altra parte del cammino.
Il tema della memoria del contrabbando lascia spazio ad immagini elfiche, dai trattischerzosi e dai tratti terrifici.
Sotto il mantello ognuno vede la sua Ombra.
Prima di tornare al punto di partenza ci sediamo a riposare ad un tavolo da picnic, sorvegliato dall’ultima scultura.
Un’immagine femminile regge e porta simboli e rimandi.
Davide la osserva e dice “secondo me è la scultura della Creazione”. Un secondo dopo, forse stupito, forse annoiato dalla sua stessa profondità corre sul prato a giocare a fresbee col padre.